Pubblicato su Saturno. Il Fatto, il 30 settembre 2011. Tutti i diritti riservati.
“Je suis excessive” cantava Carla Bruni, prima signora di Francia, “c’est que l’existence, sans un peu d’extrême, est inacceptable”. Eppure, gli eccessi dopo un po’ danno la nausea, il sovrappeso e un lieve senso di malessere morale. Ma è sufficiente per condannarli in massa? Siamo sicuri delle nostre intuizioni morali sull’eccesso? Una campagna pubblicitaria di mutande e reggiseni destinata alle ragazzine a partire dai 10 anni, “Boobs and Bloomers”, scatena la bufera mediatica, e viene segnalata al Giurì per la pubblicità che probabilmente ne deciderà il ritiro. Ma guardare ragazzine in mutande non è un crimine, né la strada maestra per diventare pedofilo, né quelle ragazzine saranno destinate più di altre a divenire delle Ruby in miniatura. Sappiamo tristemente che la pedofilia è molto più diffusa laddove le foto delle bambine nude non sono affisse da nessuna parte, anzi: i casi più comuni di pedofilia si consumano all’interno delle sacre famiglie che magari la domenica si recano insieme alla Messa. Ciò che c’è di molto più lurido in quelle pubblicità del loro presunto incitamento alla prostituzione infantile, non è che i bambini siano usati per la pubblicità, ma che la pubblicità sia usata per i bambini, ossia, che i bambini siano indotti a comprare scemenze, dai giocattoli, alle merendine, alle mutande con le stesse tecniche di persuasione che si usano per gli adulti. Non è forse questo più grave dello scandalo di provare piacere a guardare ragazzine in mutande, lo stesso piacere che proviamo a guardare i putti nudi scolpiti nelle fontane di mezza Italia? O dovremmo censurare anche quelli?
Sulle pagine del settimanale femminile“A”, Mario Giordano si dispera per i destini della giovane ragazza trovata morta a Roma, dopo una performance mal riuscita di sesso estremo. Una morte un po’ imbarazzante, è innegabile. Ma che c’è di male nella ricerca di quel piacere? E perché dovremmo dare ragioni legittime per il desiderio di provare quelle esperienze? Il desiderio per la propria moglie o il proprio marito in pigiama e in un letto consacrato è più legittimo? Come dice giustamente il filosofo Ruwen Ogien (autore di Pensare la pornografia, ISBN Edizioni, 2005; e del più recente L’influence de l’odeur des croissants chauds sur la bonté humaine, Grasset, 2011) ci sono infinite ragioni per decidere di dare piacere sessuale agli altri: emotive, economiche, morali…ma in una società veramente libera sessualmente non c’è nessun bisogno di metterle in gerarchia, e dire che una ragione sia più legittima di un’altra.
Il problema dello zelo moralista e paternalista che spesso anima le discussioni sull’eccesso sessuale è spesso dovuto all’analfabestismo in materia di molta umanità, e all’imbarazzo che si prova a gestire le nostre reazioni e quelle degli altri davanti a cosiddetti “piaceri proibiti”. Che proibiti, poi, non sono sempre stati, come mostra bene la traduzione italiana a cura di Genevienne Pecunia, di un classico della letteratura erotica indiana, il Kuttanimata o Manuale della perfetta cortigiana, appena uscito dalle Edizioni Cairo. Una vera e propria lezione di bon ton sessuale ad uso di quelle donne libere ed educate che furono le cortigiane del VII secolo d.C. in India. Come fare l’amore, come dare piacere, come ricevere in cambio quello che ci interessa, come gestire il desiderio. Il racconto si svolge a Varanasi, città sacra e capitale dell’erotismo. La vecchia cortigiana Vikarala spiega alla giovane Malati le tecniche di seduzione più sofisticate. Allora impariamo che l’uomo va adulato, che non bisogna mostrarsi troppo esperte a letto, perché bisogna fare credere all’amante di avere imparato le migliori tecniche da lui. Il contegno è essenziale per la cortigiana, e il desiderio dev’essere mimato come se fosse vero. La cortigiana finge di essere innamorata, anche se nella sua deontologia non deve mai innamorarsi davvero, non parla mai di denaro, benché siano le ricchezze del suo cliente che la motivano…
Insomma, la cortigiana padroneggia l’eccesso. L’eccesso ci nausea quando è privo di controllo, come l’automobile di Formula 1 che si schianta sul circuito. Ma la gestione del piacere, che passa dall’educazione ad esso, non è eccessiva di per sé.
L’Italia dei bunga bunga, uno dei paesi in realtà più bigotti di Europa, più che a controllare gli eccessi, dovrebbe forse imparare a gestire con più grazia e meno volgarità i propri piaceri. La sfilata di escort analfabete che ogni giorno appare sui nostri giornali, e di uomini così volgari e incapaci di piacere da dover insultare le donne, trattarle da merce da quattro soldi, è uno spettacolo di pornografica bruttezza, ben lontano dalla gioia erotica di uno scambio di piacere, quali che siano le ragioni che ci hanno coinvolti in questo scambio.
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