Blink : The Power of Thinking without Thinking
Malcolm Gladwell
Little, Brown, 2005
Pubblicato su Domenicale de Il Sole 24 Ore
Santa Monica, 1983. Il Getty Museum si appresta ad acquisire un kouros greco del VI secolo avanti Cristo. Il pezzo è raro : non ne esistono più di duecento nel mondo, e la statua è in ottime condizioni. Ma si sa poco della sua provenienza, e il museo ingaggia esperti da tutto il mondo per certificarne l’autenticità. Dopo due anni di esami, di raggi X e di analisi al microscopio elettronico, il museo finalmente decide l’acquisto e, nel 1986 il pezzo è finalmente esposto. Un evento. Eppure la reazione di Federico Zeri quando la statua gli venne mostrata nel 1983 fu un senso immediato di repulsione. C’era qualcosa di sbagliato nel kouros, qualcosa che Zeri non sapeva definire precisamente. Dopo altri giudizi contrastanti di critici d’arte eminenti come l’esperta di arte greca Evelyin Harrison e Thomas Hoving, l’ex direttore del Metropolitan Museum di New York, il Getty riapre le ricerche sul kouros, che viene spedito in Grecia per nuove analisi. Emergono informazioni contraddittorie. La statua risulta di « taglio fresco ». Oggi il kouros è ancora esposto al Getty con la seguente didascalia : « 530 a.C. o copia moderna ». Zeri aveva ragione. Il kouros è con grande probabilità un falso. Cosa aveva visto Federico Zeri in pochi secondi che due anni di ricerche al microscopio e sui documenti non erano state capaci di vedere ? Blink, il bestseller più letto in questi giorni a New York, vuole spiegare cosa succede nel colpo d’occhio di pochi secondi che a volte ci porta a conclusioni più accurante dei lunghi ragionamenti riflessivi.
Chi di noi per esempio non ha avuto almeno una volta nella vita la sensazione che la sua prima impressione fosse corretta, benché altre informazioni disponibili dicessero il contrario ? Perché e quando dobbiamo fidarci delle nostre intuizioni ?
Malcolm Gladwell è un giornalista del New Yorker e un guru del business dopo il successo del suo primo libro, The Tipping Point (Il punto critico, Rizzoli, 2000), che illustra come le idee e le mode si diffondono sul modello delle epidemie, per cui, passata una certa soglia, si innesca una reazione a valanga che può trasformarle in vere e proprie rivoluzioni culturali. Il suo passato di giornalista scientifico per il Washington Post gli dà un orecchio particolare per comprendere i trends della scienza e distillarne qualche idea semplice per un pubblico di curiosi e di uomini e donne d’affari in cerca della chiave segreta del successo. In Blink, Gladwell si appoggia sulle scienze cognitive contemporanee per capire come funzionano i processi inconsci, o meglio preconsci, che stanno dietro alla nostra sensazione di sapere prima di riflettere. Le sue letture vanno dalla teoria dell’inconscio adattivo dello psicologo Timothy Wilson, ai lavori dello psicologo evoluzionista Gerd Gigerenzer sulle inferenze rapide « fast and frugal » che guidano i processi di decisione, alle teorie di Antonio Damasio sul ruolo delle emozioni nelle decisioni. In un esperimento, Damasio mette i soggetti davanti a quattro mazzi di carte, due blu e due rossi. Ogni carta nel mazzo fa vincere o perdere soldi, e compito dei soggetti è voltare le carte da qualsiasi dei quattro mazzi in modo da massimizzare il guadagno. In realtà i mazzi non sono tutti uguali : le carte rosse fanno perdere molto di più. I soggetti lo capiscono dopo aver girato circa 50 carte. Ma le loro mani sudano di più a voltare una carta rossa a partire dalla decima carta. Il sudore alle mani, una risposta fisiologica tipica allo stress, anticipa la comprensione di cosa sta succedendo.
Secondo Gladwell, il nostro cervello arriva inconsciamente a conclusioni rapide grazie a una capacità di thin slicing, ossia di trattare solo una piccola fetta di un fenomeno molto più complesso. Ma attenzione, ci mette in guardia il libro : molto spesso queste inferenze rapide ci portano a confermare i peggiori stereotipi e a rinforzare i nostri pregiudizi. Ma allora dobbiamo fidarci o no delle nostre intuizioni ? Purtroppo Blink non ci dà la risposta, e si limita a raccontare storie di intuizioni andate a buon fine e di altre con effetti disastrosi accennando solo qualche spiegazione parziale. L’insoddisfazione che lascia questo nuovo tipo di best-seller scientifici, rigonfi di storie e di aneddoti che soffocano qualsiasi teoria, è un po’ la stessa dei romanzi da milioni di copie: una buona idea che viene ripetuta per pagine e pagine senza arrivare a una conclusione interessante. Certo, Blink ha il pregio di portare a galla per il grande pubblico una tendenza un po’ più ottimista nelle scienze cognitive contemporanee sulle nostre capacità spontanee di giudizio, bastonate da 30 anni di ricerche in psicologia sociale e cognitiva volte a mostrare come non dobbiamo fidarci di noi stessi. Pensare a grana grossa, a bassa risoluzione, in fondo non ci porta sempre a conclusioni erronee. Eppure resta la sensazione che il colpo d’occhio che ha fatto comperare il libro a migliaia di persone, insieme all’effetto-valanga del passaparola newyorkese non era così una buona idea. Sarebbe stato meglio pensarci due volte.
Sunday, February 13, 2005
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