Un commento alla prima intervista televisiva in Francia del Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron pubblicata su L'Espresso (e qui):
http://questioni_mortali.blogautore.espresso.repubblica.it/2017/10/16/macron-tutti-a-destra-appassionatamente/
Ho assistito senza riuscire quasi a deglutire alla prima grande intervista televisiva del Presidente della Repubblica francese, durata un’ora in diretta dall’Eliseo alle otto e qualcosa di domenica sera.
http://questioni_mortali.blogautore.espresso.repubblica.it/2017/10/16/macron-tutti-a-destra-appassionatamente/
Macron, un presidente onnipresente sui media francesi e internazionali, nei suoi primi cinque mesi di mandato ha rilasciato pochissime interviste, sostenendo che la parola del Presidente della Repubblica dev’essere rara per poter rimanere solenne. In realtà probabilmente una buona strategia di immagine: un presidente indaffarato a fare, trasformare, riformare e non a parlare. Un presidente che in silenzio (suo - non delle piazze) fa passare in cinque mesi una valanga di riforme piuttosto “di destra”, come il congelamento degli indici salariali dei funzionari pubblici, il non rinnovo di 120 000 posti nell’amministrazione pubblica, la riforma del codice del lavoro per permettere una maggiore flessibilità nel mercato del lavoro francese (effettivamente in Francia molto rigido, ma molto protettivo per i lavoratori), l’eliminazione della tassa sulla fortuna (ISF) per i capitali mobili, e il suo mantenimento (alleggerito) per i capitali immobiliari con l’idea che chi è ricco e investe invece che nella pietra nelle azioni delle società francesi fa circolare il suo denaro, lo reinveste per far si che la Francia ritrovi un dinamismo economico…
Quello che Macron trasmette è l’immagine di un presidente ispirato dalla Storia, indaffarato, intelligentissimo: mai una parola di ideologia: ogni riforma ha una spiegazione tecnica e miracolosa insieme che porterà benessere a tutti i Francesi anche se sì, vista così, potrebbe sembrare privilegiare un gruppo su un altro. Non è di destra né di sinistra. E’ tutto insieme appassionatamente. Quella tassa aumentata ai pensionati sarà compensata dalla riduzione di un’altra tassa, quella di abitazione, e così via in un discorso ispirato, che non ammette contraddizioni, preparato, erudito…I tre giornalisti presenti vengono dribblati a ogni domanda: il giovane Napoleone è chiaramente più preparato ed intelligente. Il suo portavoce dice che Macron ha deciso di rilasciare ora questa intervista perché è un punto di svolta del primo anno di Presidenza: prima le riforme difficili da digerire, poi quelle più a sinistra (giovani, formazione, pensioni). Speriamo.
Quando i giornalisti gli chiedono cosa pensa delle critiche di essere ilPresidente dei ricchi, Macron non accetta la critica, ma la rigira criticando lui la passione triste dei Francesi di criticare i ricchi. Lui vuole trasformare le passioni tristi dei francesi in passioni felici: premiare chi riesce e che tirerà su anche gli altri. Il giornalista chiede timido se non si tratta della solita “mano invisibile” di smithiana memoria. Il Presidente risponde un secco no, che si tratta piuttosto di una “cordata”. Differenza effettivamente sottile. Ma la cordata significa che chi ha riuscito si impegnerà a tirar su con la corda anche gli altri, non si fiderà di una mano invisibile che lo fa per lui.
E chi sono quelli che riescono? Beh, diciamo la verità: la visione del successo per Macron non è per il momento esattamente di sinistra. Oggi il quotidiano Libération esce con il titolo irresistibile: “Réussissez, bordel !” ossia qualcosa come: “Riuscite, cazzo!” , imperativo macronista alla nazione…un concetto di riuscita non tanto di destra (che in Francia esprime valori vecchiotti e patrimonialisti) ma ultraliberal, in cui chi riesce è chi fondamentalmente ha fatto carriera e soldi.
Io dunque forse, che facendo la filosofa funzionaria dello Stato Francese, mi sento molto riuscita, perché mi piace quello che faccio, perché mi sembra di comunicare dei buoni valori ai giovani quando insegno, perché mi sento soddisfatta di me senza lo yacht, perché sono felice di avere avuto il tempo grazie al mio lavoro di andare ogni tanto a prendere i miei figli a scuola, sono probabilmente una sfigata totale per Macron. Vabbé. Come il maestro di scuola elementare di mio figlio che ogni giorno mi apre la porta della classe sorridente e che comincia la giornata facendo ascoltare ai ragazzi musica classica e poi facendoli cantare, felice, soddisfatto di quello che fa. O quella ragazza che ha lasciato per un anno gli studi per andare ad aiutare gli immigrati nella famosa “giungla di Calais”, un campo profughi gigantesco, che è stato smantellato ma che ha costituito un’esperienza di scambio per tantissimi davvero importante. Ma tanto son tutti sfigati, che non tirano su nessuno: cosa importa che tirino su giovani, bambini, immigrati. Tutti sfigati.
In una stanza dell’Eliseo rinnovata, con tavolo Knoll, quadri di Alechinsky,un ambiente più da show room milanese che da Francia solenne, spiccano tre libri eclettici: un libro futurista di un economista su come sarà il mondo nel 2050, un libro di Enrico Letta su come rifare l’Europa e un libro sul grande scrittore francese André Malraux ispirato, ministro della cultura, gaullista visionario…un cocktail così inaspettato che fa sperare che l’uomo ispirato che guida l’Eliseo possa ancora sorprenderci ….
Il finale sull'America di Trump è forse il colpo migliore di eleganza: Macron non commenta la personalità di Trump, riafferma con orgoglio l'alleanza tra USA e Francia dai tempi delle loro rivoluzioni, e con classe dice che lui parla a Trump un giorno sì un giorno no e gli dice quel pensa su Iran, clima etc etc...cioè a sottointendere: gli dà lezioni! Vero o non vero, è un colpo da maestro sull'aspetto più riuscito della presidenza Macron fino ad ora: ridare alla Francia una grandeur sul piano internazionale, e su questo, chapeau!