Published on Saturno, IL FATTO, July 2011.
Ironia della sorte, il professor Marc Hauser, massimo esperto di cognizione morale, è stato costretto a dimettersi dall’università di Harvard per aver falsificato i dati di almeno otto esperimenti pubblicati in prestigiose riviste accademiche. Conosciuto in Italia come autore di best-seller di quel genere letterario che va per la maggiore, ossia la pop-science, Hauser è l’autore, tra l’altro, dell’acclamatissimo Menti Morali (Il Saggiatore, 2010) un volumetto che ci spiega che le nostre intuizioni sul bene e sul male sarebbero guidate da un sistema innato di regole simile a quello che guida l’apprendimento del linguaggio: una grammatica universale morale.
Il peccato originale delle odierne ricerche in psicologia morale è, a dire il vero, dei filosofi: una ventina d’anni fa, la filosofa Philippa Foot, lanciava un dilemma morale che divenne il rompicapo con cui si passavano le serate ai convegni, il dilemma del Trolley: un vagoncino senza conducente sta correndo all’impazzata sui binari. Nella sua direzione, ci sono cinque uomini che sono stati legati ai binari da un gruppo di filosofi sadici. State osservando la scena dalla cabina di comando della stazione e avete la possibilità di azionare lo scambio che farà deviare il vagone su un altro binario, al quale è legato un solo poveretto, vittima della stessa banda di squilibrati. L’azionate o no? Se sì, la vostra intuizione morale è di tipo utilitarista: meglio un morto solo che cinque. Se no, la vostra intuizione morale è più di tipo kantiano: gli imperativi morali, come non uccidere, non ammettono eccezioni.
Gli psicologi presero sul serio l’esperimento mentale e cominciarono a fare ricerche per vedere come ragionava la gente sul dilemma. La maggior parte delle persone si rivela utilitarista. Ma, in una variante dell’esperimento, in cui osservate il vagoncino da un ponte, e l’unico modo di fermarlo prima che schiacci le cinque persone è acchiappare il signore grasso vicino a voi e gettarlo giù dal ponte perché blocchi col suo peso la corsa del trolley, la gente risponde (che sorpresa!) che non se la sentirebbe di ammazzare uno sconosciuto per il bene di altri cinque sconosciuti.
Tra gli psicologi morali, c’è chi dice che le intuizioni morali siano guidate dal ragionamento, chi dalle emozioni e chi, come Hauser, da un sistema di regole innate che hanno la stessa astrazione delle regole che, secondo Chomsky, controllano le intuizioni linguistiche di grammaticalità. Un cattivo insomma, sarebbe un individuo “sgrammaticato”, che si comporta non rispettando le regole alle quali ci aspettiamo (innatamente) si conformi l’umanità intera. Hauser nasce come specialista della comunicazione animale: la sua tesi di dottorato, The Evolution of Communication, (MIT Press, 1998) mostrava che il linguaggio di molte specie segue regole grammaticali astratte. Niente emozione e niente ragione dunque: nella morale quel che conta è applicare le regole giuste. Giovane stella nascente di Harvard quindici anni fa, Hauser non nascondeva la sua ambizione e il suo desiderio sfrenato di successo, collaborando con pesi massimi del settore come Chomsky stesso, Antonio Damasio, etc. Ahimé, molti dei suoi esperimenti si sono rivelati impossibili da riprodurre. Scimmie che riconoscono regole astratte, o che si riconoscono allo specchio, esistono solo nel laboratorio dello sgrammaticato Hauser. Dalle stelle alle stalle, Hauser si è ritrovato con la FBI in ufficio che sequestrava video e documenti, e dopo un’inchiesta durata più di tre anni, ha deciso di dimettersi.
Forse bisognerebbe far tesoro del caso Hauser per interrogarsi, invece che sulla morale dei uistitì, su quella del gioco al massacro della scienza contemporanea, in cui la logica del successo, dei soldi, della celebrità, dell’invidia evoca più Wall Street dell’immagine dello scienziato disinteressato e preso solo dalla passione per la verità. Un po’ di grammatica morale, o semplicemente di buone maniere, avrebbe fatto bene a Hauser e a tutta la banda di paladini della verità che sognano la prima pagina del New York Times e i libri in classifica.