http://questioni_mortali.blogautore.espresso.repubblica.it/2017/09/25/elezioni-in-germania-make-nazi-germany-great-again/
Ebbene, con le
elezioni tedesche di ieri la Germania, ultimo baluardo della democrazia
liberale, fa cadere la certezza che un paese post-nazista fosse immune dal
revisionismo storico e dunque protetto, a causa della sua lurida storia, dall’estremismo.
L’eccezione
tedesca al proliferare di populismi ed estremismi di tutti i tipi in Europa e
altrove è così finita davanti al risultato modesto della Merkel (33 % per la
sua colazione) e l’irresistibile ascesa dell’AfD (Alternativa per la Germania) che
tocca quasi il 13% e grazie al sistema elettorale prevalentemente proporzionale
in Germania ottiene 90 seggi (a differenza del Front National francese, che alle legislative di giugno, con il 14%
dei voti a livello nazionale, è riuscito a ragranellare 8 miseri seggi:
meditate italiani, meditate sui pro e contro dei vari algoritmi elettorali!).
La Merkel dovrà
dibattersi per governare con una alleanza che i tedeschi definiscono “jamaicana”
(a causa dei colori della bandiera della Jamaica, nero, giallo e verde) con i deputati
verdi e i deputati del Partito Democratico Liberale, dato che i
socialdemocratici di Shulz, dopo 12 anni di Grosse
Koalition e anche loro in caduta rispetto alle ultime elezioni, non sono
disposti a un governo di larghe intese.
Sigmar Gabriel,
Ministro degli Esteri tedesco, non ha esitato a definire la nuova
configurazione politica come il ritorno dei Nazisti nel Reichstag tedesco dopo
la Seconda Guerra Mondiale. Davvero scioccante.
In effetti
Alexandre Gauland, 76 anni, capelli bianchissimi, occhi azzurrissimi e sguardo
da Goebbels, è il genere di vecchietto che non esita a dire che bisognerebbe
rispedire in Turchia la ministra tedesca dell’integrazione, i cui genitori sono
di origine turca, o che, benché i tedeschi apprezzino il calciatore di colore Jerome Boateng come
sportivo, nessuno vorrebbe averlo come vicino di casa perché è nero e potrebbe
infettare la bianchezza dei locali. O ancora che i tedeschi dovrebbero essere
fieri delle loro truppe durante la prima e la seconda guerra mondiale. E in
ultimo che, davanti all’islamizzazione della Germania, il suo partito vuole “Riportare
la Germania al suo antico splendore”. Questa è la più bella. Quale splendore?
Quello delle svastiche e dei campi di concentramento? Come può anche in
Germania la bufala del “Make Germany
Great Again” funzionare? La Germania non è mai stata così grande come ora,
così economicamente sviluppata e politicamente civile, anche con i suoi 16
milioni di immigrati, 8 dei quali non hanno ancora la cittadinanza tedesca. Eppure
funziona.
E mentre la
Merkel si trova la difficile matassa dell’estremismo in parlamento, Emmanuel
Macron, benché criticato in casa sulla riforma del codice del lavoro, ha
passato il mese di settembre, dalla Grecia a New York, a tessere la sua nuova
immagine di unico leader di quel che
resta del mondo democratico: pro-europeo and Atene, anti- populista, razionale,
globale, capace di contenere le follie di Trump su Iran e Corea del Nord a New
York, ecologista a casa propria e soprattutto ispirato: il giovane presidente
francese è infatti chiaramente convinto di essere in missione nientedimeno che
per conto della Storia con la S maiuscola, con “la procellosa e trepida gioia
di un gran disegno” di una Francia sovrana della ragione umana.
Con il vantaggio
dell’entusiasmo di un primo mandato contro i 4 sulle spalle della povera
Merkel, Macron sembra rubarle lo scettro simbolico del paladino della
democrazia liberale nel confuso mondo globalizzato.
Chissà se ci
riuscirà. In ogni caso, e in mancanza di alternative, “Nui chiniam la
fronte al Massimo Fattor, che volle in
lui del creator suo spirito più
vasta orma stampar.”